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Valeria Palombini, Human Capital Solutions Director, Partner & Board Member di Glasford International Italy, racconta a SostenibileOggi.it la necessità delle aziende di diventare pienamente inclusive, aperte e sostenibili

Un nuovo concetto di leadership aziendale capace di far evolvere l’organizzazione, guidandola attraverso un sistema valoriale che metta al centro l’individuo, l’ambiente, la società nel suo complesso. Valeria Palombini, Human Capital Solutions Director, Partner & Board Member di Glasford International Italy, racconta a SostenibileOggi.it la necessità delle aziende di diventare pienamente inclusive, aperte e sostenibili, grazie ad una leadership attenta alle diversità, capace di potenziare team effectiveness, competitività ed engagement dei collaboratori, per rispondere efficacemente ai mutamenti del mercato. 

Come si coniugano lo sviluppo sostenibile e l’evoluzione della leadership aziendale? 

Innanzitutto, agendo come Role Model. L’evoluzione sociale e tecnologica porta a ripensare l’organizzazione e i suoi processi e a rimettere al centro le proprie persone nella ridefinizione del proprio purpose. Esso deve essere coerente con gli obiettivi strategici dell’azienda, allineando business model e assetto organizzativo, ed è importante comunicarlo efficacemente all’interno e all’esterno dell’organizzazione. A renderlo concreto contribuiscono i leader, chiamati ad agire come Role Model e a rendere i valori tangibili attraverso i comportamenti e le azioni quotidiane.

È fondamentale inoltre che il leadership team metta i propri collaboratori al centro di ogni decisione, disegnando una nuova People Strategy, capace di mediare tra le esigenze del business e quelle delle persone. È infatti ormai largamente dimostrato che benessere e motivazione contribuiscono fortemente alla realizzazione dei risultati prefissati.

Assume sempre più rilevanza anche la gestione dell’intergenerazionalità. In questo, un elemento rilevante è la possibilità di valorizzare la silver age, coloro cioè che anagraficamente sono da considerarsi Senior in azienda. Si tratta di un numero di persone sempre maggiore, perché sappiamo che in Italia e in Occidente l’età media è in aumento. Queste figure portano con sé un capitale di know how che non può essere disperso: consentire alle figure Senior di essere mentor per quelle più giovani è un tassello centrale per valorizzare le persone in un contesto evolutivo.

Role Model, People Strategy e gestione dell’intergenerazionalità sono quindi elementi chiave per la costruzione di organizzazioni inclusive, aperte e sostenibili.

Non è certo un processo facile nel sistema imprenditoriale italiano.

Il contesto sociale ed economico ha un forte impatto sul futuro delle organizzazioni. Sarà cruciale, nella corsa all’acquisto dei nuovi strumenti di Intelligenza Artificiale, investire nello sviluppo di un digital mindset che consenta alle persone di guidare la tecnologia e metterla al servizio degli obiettivi strategici dell’azienda. È questa la sfida più importante: nel prossimo futuro l’acquisto di un numero importante di strumenti tecnologici da parte delle organizzazioni sarà pervasivo e più economico rispetto ad oggi, ma se le aziende non investiranno subito sul Capitale Umano e sulla sua formazione rischieranno di non essere comunque sufficientemente competitive. L’Intelligenza Artificiale è quindi un elemento dirompente, che sottolinea l’esigenza di una nuova leadership capace di creare network e partnership e di aprirsi alla contaminazione di competenze e culture.

Il sistema produttivo italiano è pronto ad accogliere la sfida dell’inclusione?

Si parta da un dato: come è emerso dal Global Gender Index del World Economic Forum, rilasciato a luglio 2023, l’Italia è alla 79esima posizione, dopo Kenya e Uganda, e perde 16 posizioni rispetto al 2022. Questo è uno degli aspetti da considerare, non solo per ragioni etiche ma anche economiche. Il gender gap ha effetti sull’efficacia e sull’operatività dei team, che risultano essere più performanti qualora coinvolgano generi, culture ed etnie differenti. Questa mancanza di inclusione porta l’Italia ad essere svantaggiata rispetto ai trend della competizione internazionale.

Influisce la struttura industriale italiana?

Il sistema imprese italiano è costituito per la maggior parte da piccole e medie imprese, spesso costruite da imprenditori visionari e di cui l’intero Paese dovrebbe essere orgoglioso, ma le dimensioni ridotte portano con sé una difficoltà nel trovare al proprio interno le risorse necessarie per garantirsi un futuro nel medio e lungo periodo. Un tema rilevante è quindi quello della successione e del passaggio generazionale: se non puntano su una maggiore managerialità, sull’introduzione di profili lavorativi capaci di apportare nuovi punti di vista grazie ad esperienze maturate in altri mercati, identificando al contempo le figure chiave per i prossimi cinque anni, le PMI potrebbero avere difficoltà a garantirsi un futuro sostenibile.

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