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Carbon Tracker: nessuno dei colossi è orientato verso il contenimento della temperatura media a 1,5 gradi

Un rischio per i propri fatturati, piuttosto che un’opportunità da cogliere con un posto d’onore nel processo di transizione energetica. Secondo quanto rilevato da Carbon Tracker, i colossi mondiali del petrolio e del gas stentano ad agganciarsi alla trasformazione del loro business in versione sostenibile. Nonostante i proclami, i programmi, nessuno dei primi 25 produttori oil & gas sul mercato sarebbe allineato verso il raggiungimento del contenimento della temperatura media mondiale entro 1,5 gradi, che è uno dei punti cardine dell’Agenda 2030. Piuttosto, indica Carbon Tracker, l’orizzonte è verso un aumento della temperatura media di 2,4 gradi. Insomma, lo scenario disegnato dall’IEA Agenzia Internazionale dell’Energia – secondo cui l’incremento della temperatura mondiale media al 2100 avrebbe dovuto raggiungere massimo 1,7 gradi, è un qualcosa di sorpassato. Il nodo è sempre lo stesso, peraltro: la riduzione della produzione di petrolio e gas. Nessuno vuole rinunciarvi. 

Questo è un impasse da cui non si esce e nel complesso i colossi americani fanno peggio di quelli europei. Nel Vecchio Continente, evidenzia un altro sondaggio di Carbon Tracker, le imprese, valutando la retribuzione dei vertici, forniscono incentivi se questi si orientano verso le energie rinnovabili. In generale però le compagnie danno premi ai vertici per incentivare le estrazioni dei fossili. Alcune nascondono questi incentivi dietro a campagne spot per la transizione energetica. 

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