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Il capo di Nomisma Energia: “L’Ue dovrà procedere a degli aggiornamenti, a dei punti di incontro”

Una direttiva che sposa la linea rivoluzionaria sull’ambiente e sulla sostenibilità dell’Ue, ma assai complicata da mettere in pratica. Da circa un mese è stata approvata la normativa sulle Case Green, che prevede tra i vari punti esaminati la riduzione delle emissioni di CO2 e del consumo energetico entro la fine del decennio come punto intermedio verso il grande focus, ossia la neutralità climatica da centrare entro il 2050. Dei limiti e difficoltà di applicazione ha parlato a Sostenibileoggi.it Davide Tabarelli, capo di Nomisma Energia, think tank indipendente basato a Bologna che fa ricerca sull’energia e l’ambiente.

Quali sono i limiti e i pregi della Direttiva Case Green?

Ci sono diversi limiti, è obiettivamente difficile da attuare, comporterà costi molto alti e demonizza sostanzialmente l’uso del gas, che invece ci servirà ancora per molti anni. Certo, si procede alla modernizzazione del nostro patrimonio edilizio, su cui già si è fatto qualcosa con provvedimenti discussi come il Superbonus al 110%. Con la Direttiva si coltivano le ambizioni rivoluzionarie del Green Deal dell’Ue, ma se parlassi di grandi benefici sarei sarcastico: questa santificazione dell’elettrificazione non è nuova ma va ricordato sull’elettricità che produrla è difficile, si disperde energia nel trasporto e nella conversione, si perde il 50% di energia più il trasporto. Insomma, è un testo coerente con il processo di decarbonizzazione voluto dall’unione europea ma non è certo facile arrivarci.

In Italia l’applicazione di concetti rivoluzionari non è sempre facile, la stima sul 60% delle abitazioni che vanno riviste rende fattibile l’operazione?

Questa situazione assomiglia alla situazione dell’auto elettrica: la vorrebbero tutti ma chi può permettersela? Tutti vorrebbero avere 300 mila euro per il restyling della casa con pompe di calore, il tetto fotovoltaico, ma il reddito degli italiani, che vivono tra l’altro soprattutto nei condomini, non arriva a 50 mila euro, quindi l’Ue dovrà procedere a degli aggiornamenti, a dei punti di incontro. Nei processi rivoluzionari c’è sempre chi si fa male, per esempio chi ha da poco fatto l’impianto della caldaia poi rischia di stare al freddo, perché con l’uso dell’elettricità non è che automaticamente tutto funzioni al meglio.

I paletti piazzati dell’Ue per arrivare alla neutralità climatica mettono in crisi solo l’Italia?

Conoscendo la politica europea che ho seguito negli anni e le idee che hanno ispirato la Commissione Ue, posso dire che sono ambiziose e in buona fede. Credono che si possa fare tutto ma ci sono limiti fisici: anche in Nord Europa l’auto elettrica non è che vada così bene, anche la Germania su questo tema ha i suoi problemi, l’elettricità funziona per esempio se uno ha un pannello solare e uno stoccaggio ma in inverno comunque solo con l’uso delle rinnovabili non ce la si può fare. Vedremo se le mie previsioni sono pessimistiche, ma non credo.

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