Tempo di lettura: 3 minuti

Loading

Il presidente di Nomisma Energia a SostenibileOggi.it: “La crisi energetica non è finita, abbiamo bisogno del gas”

Le conseguenze sui ceti più deboli della politica europea green, quel 55% di emissioni ridotte entro il 2030 che non tiene conto del contesto internazionale mutato con la guerra in Ucraina. E poi c’è l’Italia, che continua a investire sul gas. Davide Tabarelli è a capo di Nomisma Energia, un think tank indipendente basato a Bologna che fa ricerca sull’energia e l’ambiente. Espone a SostenibileOggi.it tutti i suoi dubbi sulla bontà degli obiettivi posti dall’Ue sulle rinnovabili entro il 2030.

L’Italia è in ritardo sulla tabella europea sulle rinnovabili?

Non è mica solo l’Italia in ritardo, sono quasi tutti indietro sulla tabella di marcia, anzi siamo messi meglio di Germania, Francia. Gli obiettivi posti dall’Unione europea sono decisamente troppo ambiziosi e di stretto respiro. Diciamocelo apertamente, non ce la faremo mai a centrare i parametri stabiliti entro il 2030, a meno che non si voglia preferire la corsa folla verso la decrescita felice. Una cosa sono gli obiettivi, i proclami, siamo tutti per le rinnovabili, vediamo l’impatto sul cambiamento climatico, certamente. Ma c’è una guerra in corso che ha determinato enormi cambiamenti, si è accelerato sulla produzione di gas interno, su nuove rotte commerciali per supplire alla mancanza del gas russo. E anche sulle centrali a carbone, nonostante i continui appelli sulle chiusure, si è spinto forte. C’è troppa distanza al momento tra la congiuntura che viviamo e quello l’energia ottenuta solo attraverso le rinnovabili.

Dove sta l’errore quindi dell’Europa?

Quando si parla di energia spesso ci si dimentica che è una parola a cui sono legate sicurezza e competitività, ovvero bisogna assicurarsi, parlo dei governi, che l’energia arrivi sempre e anche a prezzi accettabili. Su questi due punti in Europa ci si è distratti parecchio, una distrazione che costa. Lo scorso anno per l’importazione di gas abbiamo portato fuori il 6% del Pil in energia, è una follia, sono 111 miliardi di euro e le nostre imprese pagano 30 cent per chilowattora rispetto agli altri. A questo dobbiamo dare priorità, come Europa sulle rinnovabili possiamo arrivare all’8% mondiale, che è una fetta inferiore rispetto a Stati Uniti e soprattutto Asia, possiamo fare enormi sforzi ma alla fine non risolviamo i problemi, quindi suicidarsi per le rinnovabili non ha senso e non servono ambientalisti a spiegarcelo. Anzi, per primi in Italia, abbiamo sperimentato l’utilizzo delle dighe, non devono insegnare a noi come ricorrere all’uso di fonti diverse. Piuttosto, vedo che pochi parlano, a proposito di acqua, dell’uso intensivo che ne fa l’agricoltura e dei problemi di manutenzione di dighe e infrastrutture che resiste nel nostro paese.

E quindi, nel pratico, si deve rallentare sulle rinnovabili, è una strada possibile?

Ripeto, siamo tutti d’accordo sul ricorso alle rinnovabili, ma bisogna stare attenti che siamo passati attraverso una gravissima crisi che ha messo in evidenza debolezza dell’Europa. Non solo rinnovabili, si deve investire su tutto, anche sulla capacità di importazione di gas da altri paesi produttori e poi puntare sul gas nazionale, c’è un’infinità di gas sottoterra. In Europa si paga in meno 32 euro per megawattora, negli Stati Uniti si arriva a stento a sette, la media mondiale è tra cinque e dieci, si determina così uno svantaggio competitivo e questo solo perché c’è stato un vuoto politico, un’incapacità di organizzazione e di comprensione della crisi energetica a livello globale. Crisi tra l’altro che non è finita. Il gas ci servirà ancora, a lungo.

E’ vero che quando ha visto la nave rigassificatrice a Piombino, si è emozionato?

Certo, tenga conto che la crisi energetica davvero non è finita, noi nell’emergenza riusciamo a produrre cose, come il rigassificatore a Piombino. All’estero non si fanno troppi problemi, il nostro è un paese molto democratico e questo è un bene perché la democrazia non è mai troppa, ma le cose vanno fatte. L’Olanda ha costruito due rigassificatori, la Germania tre e ne ha altri due in costruzione. L’Italia nello stesso arco di tempo ha costruito quello di Piombino, è però vero, sui rigassificatori, che l’Italia è uno dei paesi più popolosi al mondo, altrove questo elemento ostativo non c’è, ma, ripeto, le cose vanno fatte.

Articoli correlati