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Indagine rivela che ci sono 25 asset manager che hanno investito 376 miliardi di dollari in petrolio e gas nel 2022

Fondi ESG che non si rivelano tali. Che invece investono nei combustibili fossili. L’inganno, l’inquinamento della finanza climatica, viene smascherato da un’indagine di un think tank del settore, Carbon Trucker: ci sarebbero 25 asset manager che hanno puntato 376 miliardi di dollari in petrolio e gas nel corso dello scorso anno, nonostante gli impegni di rispettare la soglia di 1,5 gradi di riscaldamento globale. Il paradosso è che questi fondi aderiscono all’iniziativa Net Zero Asset Managers (NZAM), ovvero al pacchetto di asset gestiti con l’obiettivo dell’azzeramento di emissioni di gas serra entro il 2050 o anche prima. Una mossa assai rischiosa da parte di questi asset manager, che potrebbe mettere a rischio gli investimenti dei loro clienti: è un azzardo puntare su petrolio e gas (a insaputa della clientela) mentre l’eolico e il solare stanno sempre più erodendo la loro quota di mercato. 

Tra gli asset manager citati dallo studio di Carbon Tracker anche alcuni dei player maggiori, come gli statunitensi BlackRock, Capital Group e Fidelity e il colosso francese Amundi, che hanno raddoppiato nel 2022 l’interesse per il petrolio e il gas. 

E hanno incrementato significativamente le loro partecipazioni complessive nelle 15 società oil & gas analizzate da Carbon Tracker, tra cui figurano ExxonMobil, Chevron e Total Energies. Le azioni di queste compagnie energetiche oggi costituiscono il 6,1% del portafoglio gestito da Amundi, il 2,3% di State Street, l’1,3% di Blackrock. Insomma, altro che “fondi verdi”, l’analisi di Carbo Trucker svela, se fossero servite altre prove, dell’esistenza dell’ecologismo di facciata, il riconosciuto greenwashing.

Secondo il rapporto di Carbon Tracker, oltre 160 fondi analizzati presentano delle credenziali di sostenibilità e di attenzione climatica, insomma che si dicono fondi ESG ma nel complesso gestiscono 4,6 miliardi di dollari di investimenti nelle 15 compagnie oil & gas, con politiche certamente non allineate all’Accordo di Parigi.

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