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Il sindacato dei produttori di biocarburanti ritiene che l’obiettivo del 14,5% di riduzione d’intensità dei gas serra porteranno danni al consumo dei biocarburanti convenzionali

Si chiama RED III, è la direttiva per promuovere e regolamentare le energie rinnovabili che mette in ansia i produttori tedeschi di e-fuels. Un tema di cui si è discusso a lungo nel corso delle scorse settimane. A fine marzo le istituzioni europee hanno trovato la quadra sull’evoluzione della nuova direttiva, RED III che aggiorna la RED II, con aumento al 42,5% della quota di consumi finali di energia elettrica che dovranno essere coperti da fonti rinnovabili entro il 2030: il contributo obbligatorio delle rinnovabili in precedenza era al 32%, ma si va oltre anche la proposta della Commissione europea sul clima (il 40%) proposto nel 2021. Tra gli altri provvedimenti previsti da RED III è stabilito che al 2030 le energie rinnovabili dovrebbero contribuire al 49% dell’energia utilizzata dagli edifici.

Le novità riguardano anche gli obiettivi vincolanti per i trasporti. E qui subentrano i timori dei produttori tedeschi di e-fuels. Gli Stati membri potranno scegliere tra un obiettivo di almeno il 29% di quota di rinnovabili nel consumo finale di energia nel settore dei trasporti entro il 2030 oppure un obiettivo di riduzione del 14,5% dell’intensità di gas a effetto serra nei trasporti grazie all’uso di fonti rinnovabili. Le rinnovabili dovranno inoltre contribuire ai consumi del settore con almeno il 5,5% di biocarburanti avanzati (cioè da materie prime non alimentari) e carburanti rinnovabili di origine non biologica: idrogeno rinnovabile e carburanti sintetici a base di idrogeno. Questo pacchetto di norme dovrà essere assorbito nelle rispettive legislazioni nazionali dei paesi membri dell’Ue entro 18 mesi.

Il contributo dell’idrogeno a basse emissioni, cioè prodotto con il nucleare, sarà conteggiato come rinnovabile. La Francia, che spinge da anni sul nucleare, ha ottenuto che l’energia atomica sia conteggiata per la decarbonizzazione dell’industria. Tuttavia sono stati previsti dei limiti che prevedono che il 42% dell’idrogeno provenga da combustibili rinnovabili di origine non biologica entro il 2030 e il 60% entro il 2035. I Paesi potranno comunque coprire il 20% di queste quote usando la produzione nucleare a determinate condizioni. L’accordo prevede inoltre criteri più stringenti per la produzione di energia da biomasse, che restano tuttavia conteggiate come rinnovabili.

La Germania sarebbe invece in posizione scomoda, almeno è quanto ha fatto trapelare il sindacato dei produttori di biocarburanti: l’obiettivo del 14,5% potrebbe essere raggiunto entro il 2028 con l’introduzione attualmente pianificata di carburanti alternativi – biocarburanti e carburanti sintetici – e attraverso la mobilità elettrica. Secondo i produttori di e-fuels tedeschi, l’assenza di incentivi o obblighi a superare l’obiettivo entro il 2030, come stabilisce la direttiva RED III, porterebbe a una diminuzione dell’uso di biocarburanti convenzionali. E non rende ottimisti il dato sulle immatricolazioni di auto elettriche in Germania: per arrivare a 15 milioni di vetture in strada entro il 2030 si dovrebbe procedere al ritmo di cinquemila al giorno. Ad aprile, secondo il think tank Agora Verkehrs Wende, sono state appena 991 al giorno.

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