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Il Deloitte Sustainability Leader: “Italia per cultura e background vicina a sostenibilità, ma serve visione anche per avere l’appoggio del settore creditizio”

I vertici aziendali italiani considerano il cambiamento climatico come una priorità assoluta per le proprie organizzazioni, più che in altri paesi europei. Ma le imprese italiane, spesso di piccole e medie dimensioni, devono migliorare nella pianificazione strategica di medio/lungo periodo se vorranno essere sostenute dal sistema creditizio durante la transizione ecologica. 

Così Franco Amelio, Amministratore Delegato di Deloitte Climate & Sustainability, fotografa per SostenibileOggi la condizione delle imprese italiane nel processo di adeguamento alle pratiche ESG. Secondo il “CxO Sustainability Report 2023 – Accelerating the Green Transition”, indagine svolta da Deloitte a livello globale (oltre duemila interviste in 24 Paesi ai CxO dei principali settori industriali) ha rivelato che le organizzazioni italiane stanno rafforzando il proprio impegno: otto su dieci hanno già aumentato gli investimenti legati alla sostenibilità rispetto alla media globale del 75%. Per un top manager italiano su due la questione climatica è ritenuta la più urgente del 2023. 

L’Italia, per cultura, background e anche per il suo patrimonio culturale e artistico, è molto vicina ai temi della sostenibilità. È inoltre un paese manifatturiero, che deve quindi saper reagire ai cambiamenti per stare sul mercato, e presenta un primato in ambito imprenditoriale: passa rapidamente dall’ideazione alla realizzazione su base industriale di un prodotto”, spiega Amelio. “Quindi c’è consapevolezza del cambiamento in atto, ma per passare poi dalle parole ai fatti si dovrà integrare la gestione dei rischi generati dal cambiamento climatico nel sistema di governance e gestione aziendale per soddisfare le esigenze dei portatori di interesse e delle nuove generazioni di consumatori e investitori. Da un lato serviranno investimenti corposi per rivedere il sistema e quindi un ruolo più prominente del settore creditizio, e dall’altro le aziende dovranno contemporaneamente lavorare a una strategia più ampia, non ragionare solo sul breve periodo”.

Secondo Amelio, il pacchetto normativo ESG predisposto dall’Unione europea è adeguato di fronte ai rischi dell’ecologismo di facciata, del greenwashing, ma c’è una questione da affrontare riguardo alla governance . “Credo che la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive, approvata a novembre dal Parlamento europeo e che dovrà essere recepita entro 18 mesi dai paesi membri dell’Unione europea, ndr) e il percorso che porterà all’entrata in vigore della rendicontazione societaria in materia ambientale sia già uno strumento adeguato per mitigare il greenwashing”, riflette il Deloitte Sustainability Leader. “Inoltre, non dimentichiamo che altre direttive sono in arrivo sull’argomento, come quella sulla due diligence, e che la legislazione europea è la migliore esistente al mondo. Piuttosto, saranno i tempi di applicazione delle varie normative che faranno la differenza”.

Il Deloitte Sustainability Leader aggiunge che la transizione verso il net-zero “rivoluzionerà l’economia globale” con nuove tecnologie e industrie emergenti proiettate verso una transizione attiva che potrebbe generare molti nuovi posti di lavoro e opportunità di business rilevanti per il nostro paese. “Ma anche le tecnologie andranno riviste”, aggiunge Amelio, “per esempio la blockchain, così com’è ora, inquina tantissimo”.

Tutto dovrà essere realizzato con politiche ambientali e normative idonee, a supporto dei programmi di innovazione e trasformazione delle nostre imprese. “Ma nel percorso verso l’Agenda 2030, dove siamo sostanzialmente a metà strada, si deve passare ai fatti sul piano dell’economia circolare, della catena del valore sostenibile. È la sfida più grande da vincere, assieme alla digitalizzazione”.

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