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La ricerca dei climatologi mostra che il continente africano è responsabile solo di una parte delle emissioni globali, ma è a rischio di ulteriori siccità e carestie

Introduzione di nuove tassazioni, la riforma dei finanziamenti e l’agevolazione dei crediti. Soprattutto, l’applicazione di un principio: chi inquina di più, paga di più. Questo è il senso del documento stipulato dai leader africani alla conferenza sul clima di Nairobi: il primo punto di una bozza condivisa e della presa di coscienza che l’Africa è responsabile di meno del 10% delle emissioni globali di gas serra. Ma è anche il continente “meno in grado di far fronte agli impatti negativi del cambiamento climatico“, come evidenziato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. 

Per molti questa conferenza ha prodotto un buco nell’acqua. Per altri commentatori è l’ennesima occasione sprecata. Il documento arriva quasi a tempo scaduto: data l’elevata esposizione, la fragilità e la scarsa capacità di adattamento dell’Africa, si prevede che gli effetti del cambiamento climatico si faranno sentire in modo più grave nel corso degli anni. Ma potrebbe essere anche l’ultimo appiglio per tenere assieme un’azione accelerata sul clima nel contesto dello sviluppo sostenibile.

La ricerca dei climatologi evidenzia come il continente africano è responsabile solo di una frazione delle emissioni globali di gas serra, ma soffre in modo del tutto sproporzionato. Una regione quindi maggiormente vulnerabile sia sul piano della sicurezza alimentare, che degli ecosistemi e delle economie. Gli effetti del clima provocano sfollamenti e migrazioni e c’è il rischio oggettivo che tali eventi meteorologici vadano ad alimentare nuovi conflitti per il controllo delle risorse naturali. 

Senza contare poi i danni prodotti dalla siccità: il Corno d’Africa ha affrontato la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, con Etiopia, Kenya e Somalia particolarmente colpiti. In Somalia ci sono state 1,2 milioni di persone sfollate e in Etiopia sono state oltre mezzo milione e molte parti del Sahel hanno subito inondazioni significative durante la stagione delle piogge, particolarmente colpite la Nigeria, il Niger, il Ciad e la metà meridionale del Sudan. L’Oceano Indiano meridionale ha vissuto una stagione di cicloni tropicali attiva nonostante un inizio insolitamente tardivo. La regione dell’Africa meridionale è stata colpita da una serie di cicloni e tempeste tropicali nei primi mesi del 2022, che hanno provocato inondazioni e sfollamenti della popolazione.

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