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L’intervista a Marcello Grosso di Poste Italiane sull’implementazione della Direttiva CSRD nelle aziende europee

Trasparenza, integrità e business. Poste Italiane si piazza da tempo al vertice delle aziende italiane in termini di sostenibilità ambientale, sociale e di buona governance. L’azienda si è recentemente confermata in vetta dell’ESG Global dell’Indice MIB, la rilevazione promossa da Euronext e Borsa Italiana sulle migliori pratiche adottate dalle Blue chip di Piazza Affari. Marcello Grosso, Responsabile Sviluppo sostenibile, Risk and Compliance del Gruppo Poste italiane, racconta a SostenibileOggi.it la filosofia del Gruppo Poste Italiane e la necessità imposta dal mercato di armonizzare l’esigenza di sostenibilità con il business, in attesa che il G7 e il G20 disegnino il quadro normativo globale, che vincoli anche le aziende asiatiche e americane al rispetto dei principi e delle regole ESG.

Una miriade di premi ESG, riconoscimenti dalle principali agenzie di rating sulle strategie sostenibili e risultati ampiamente positivi nei conti: come si tengono assieme sostenibilità e business?

Poste Italiane ha da sempre una vocazione e un’anima sostenibile. Dal 2017, abbiamo cominciato a costruire le fondamenta della nostra filosofia partendo dalla governance. E’ stato definito un corpo di regole aziendali per sviluppare le strategie di sostenibilità partendo dal settore assicurativo, in cui Poste Italiane occupa una posizione di leadership, ed estendendole gradualmente a tutte la altre aree di business. Dunque, le fondamenta della governance su cui costruire idee e strategie: i primi riconoscimenti ottenuti dalle agenzie di rating delle politiche Esg sono stati accolti quindi con entusiasmo, imprimendo un’accelerazione al processo di condivisione aziendale ai principi di sostenibilità. Per favorire la penetrazione della cultura della sostenibilità tra i dipendenti Poste Italiane ha lanciato la piattaforma INSIEME 24 SI per raccogliere idee e contributi.

Quanto la dimensione S dell’acronimo ESG è fondamentale nella strategia di Poste Italiane?

Il nostro ruolo sociale è importante nel Paese. La presenza capillare sul territorio, la volontà e l’impegno di essere vicini alle persone, ai territori, attraverso la trasformazione digitale sta facendo la differenza. C’è stato il boom dello SPID e di altri strumenti digitali offerti da Poste Italiane su larga scala, che hanno contribuito a migliorare il livello di digitalizzazione del Paese e di dimestichezza dei cittadini con le nuove tecnologie. Contestualmente, è stato ampliato il ventaglio di offerta di servizi (l’ingresso nel mercato luce e gas con Poste Energia) che ha impresso ulteriore centralità al ruolo dell’ufficio postale e al valore della prossimità . Inoltre, Poste Italiane si è impegnata a non chiudere gli uffici postali nei centri più piccoli nell’era in cui con pochi clic si può fare qualsiasi operazione dal pc o dallo smartphone. Anzi, Poste Italiane ha rilanciato con il progetto Polis, che trasforma gli uffici postali dei comuni con meno di 15 abitanti in sportelli unici della Pa in cui il cittadino ottiene documenti e certificati anagrafici, previdenziali, pensionistici e giudiziari. Uffici progettati con un approccio sostenibile per la riduzione dell’impronta ambientale e contribuire alla transizione low-carbon dell’economia e dell’intero Paese. A questo si aggiunga il programma per la realizzazione di spazi di co- working in tutto il Paese.

Entro il prossimo anno entra in vigore la rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD) voluta dall’Ue. Sono vincoli che porteranno benefici alle aziende europee?

La CSRD introduce nuovi vincoli, nuovi criteri di rappresentazione dei contenuti ESG estendendo la platea dei soggetti. Ogni regola che aiuta a rendere comparabili i dati è utile, fa emergere la qualità e la bontà delle iniziative e tende a isolare i casi di greenwashing. Governare la materia ESG in modo organizzato è condizione indispensabile per la crescita delle aziende. Integrare la sostenibilità nel piano industriale di un’azienda è fondamentale altrimenti non si tengono unite le due anime dell’azienda.  Poste Italiane non ha avuto alcuna difficoltà a recepire la normativa, definendo 64 obiettivi chiari nell’ultimo piano industriale con rendicontazione annuale per controllare. Quando si definiscono obiettivi così elevati si deve tener conto che possono esserci imprevisti che potrebbero renderne difficile il raggiungimento o ritardarlo. Sinora non è accaduto. Rendicontare sulla sostenibilità è essenziale, anche ai nostri fornitori chiediamo di uniformarsi ai nuovi criteri, è uno stimolo ad adeguarsi, anche per le PMI che dovranno entro un paio di anni porre obbligatoriamente la sostenibilità al centro della strategia. So che non è facile per il piccolo e medio imprenditore che pensa a far quadrare i conti, ma dovrà intercettare il cambiamento, lo chiede il mercato: i comportamenti coerenti, più che i principi, su inclusione, accessibilità, faranno la differenza. 

La CSRD prima, poi la direttiva sulla dovuta diligenza (CSDD): l’Europa ha fissato paletti ESG abbastanza rigidi, non è così nel mercato americano e indiano, solo per citarne un paio.

Sviluppare e rispettare tutte le migliori condizioni di lavoro è doveroso ed è un processo che costa parecchio alle aziende. In Europa si fa ma ricordiamo che i ⅔ delle emissioni arrivano da India e Cina. Quindi, da soli non possiamo fare nulla, anzi il G7 e il G20 dovranno cogliere l’occasione per tracciare un quadro comune di regole sulla trasparenza altrimenti le aziende europee rischiano di subire forti svantaggi nella competizione globale, alimentando così la tentazione di non rispettare le regole ESG. Un ruolo decisivo potrebbe giocarlo la finanza: se i fondi fossero più selettivi, puntando ad avere in portafoglio aziende con elevata sensibilità ambientale, si potrebbe creare un effetto virtuoso e affrontare con decisione il tema delle emissioni, che non è più procrastinabile. L’Europa non può risolvere il problema da sola. Serve coesione e trasparenza in tutti i mercati.

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