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Sono quasi 190 kg pro capite i rifiuti di imballaggio prodotti nel 2021: le stime Ue fissano in 209 kg entro il 2030 la produzione pro capite

Meno imballaggi, meno rifiuti, alcuni tipi di prodotti che saranno banditi dall’inizio del nuovo decennio, tipo la plastica monouso. Sono alcuni dei punti centrali della nuova normativa prodotta dall’Ue sul packaging, parecchio discussa (passata al Parlamento, si attende l’ok del Consiglio), anche in Italia. Le misure riguardano tutto il ciclo di vita degli imballaggi. Un passaggio decisivo nella vita dei Paesi membri dell’Ue: sono quasi 190 kg pro capite i rifiuti di imballaggio prodotti nel 2021: le stime Ue fissano in 209 kg entro il 2030 la produzione pro capite. Si tratta di un testo essenzialmente politico, che risente del contesto internazionale, dalla pandemia al conflitto aperto in Ucraina. La normativa era uno dei pezzi fondamentali del Green Deal voluto da Ursula Von der Leyen sull’onda dei Fridays for Future ma ha dovuto fare i conti con la realpolitik, con le pressioni di governi e dei colossi del settore.

La posizione dell’Italia

Il governo italiano si era detto contrario all’approvazione della normativa sul packaging. Secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il sistema varato dall’Ue privilegiava il recupero piuttosto che il riciclo, che è il fiore all’occhiello italiano, che presenta dati oltre la media europea nel riciclo di plastica, vetro, carta e cartone. L’ultima versione però, soprattutto nella parte in cui è concessa libertà di scelta tra il deposito cauzionale nella gestione dei rifiuti e il mantenimento dei modelli di raccolta separata, come avviene appunto in Italia, è un successo per la linea italiana del governo, che ha sposato le richieste di Confindustria, con orientamento a tutelare maggiormente l’economia lineare, piuttosto che quella circolare, che era l’obiettivo principale del testo originario, ideato nel 2019.

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