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Dal caso Giappone ai punti oscuri in Corea del Sud e Usa: l’analisi di Bloomberg

In Europa il caso più emblematico è rappresentato dalla Germania, che ha visto calare del 48% il mercato delle auto elettriche nell’ultimo anno. Ma il trend è globale e Bloomberg si è posto la domanda: la transizione verso le vetture EV è davvero così intensa, senza prospettive di marce indietro? Emergono infatti una serie di problematiche piuttosto comuni, dalla carenza di colonnine ai costi delle vetture, al rischio di esplosione delle batterie.

Il caso Giappone

Il caso posto da Bloomberg è il Giappone, ossia il Paese che è accreditato quale terzo produttore al mondo di auto elettriche. Il fenomeno è lento, la rivoluzione dell’idrogeno non si è ancora verificata, ma c’è anche la tendenza a preferire l’acquisto delle auto da città, piccole e confortevoli, piuttosto che i Suv elettrici, con minori introiti per i produttori. Una politica che Toyota, il più grande player nipponico, ha anche cercato di ostacolare. In Giappone però, rileva Bloomberg, il nodo principale è la carenza di colonnine per la ricarica delle vetture: sono 30mila, la densità è sei volte inferiore a quella degli Stati Uniti e dell’Europa, dove pure non mancano i segnali negativi per l’elettrico. 

Corea e Usa

Bloomberg analizza lo stato del mercato anche in Corea del Sud, dove parimenti agli Stati Uniti c’è un parco di vetture elettriche immatricolate che supera il 5% di quello totale, ma anche a Seul e dintorni non c’è il boom, nonostante player come Kia e Hyundai abbiano puntato totalmente sull’elettrico. Dalla Corea agli Stati Uniti, le condizioni sono simili, nonostante la differenza di estensione dei due Paesi. Gli americani balbettano sull’elettrico, nonostante la presenza di una colonnina di ricarica per 555 vetture elettriche, perché non sono convinti della durata delle batterie. 

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